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Tutto quello che c'è da leggere sul (nuovo) jazz

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 13:27.

Ricordo bene il tempo – parlo di venti o trent'anni fa al massimo, non della preistoria – in cui l'indimenticabile Arrigo Polillo, il sottoscritto e pochi altri venivano guardati in Italia con una certa curiosità perché erano dei tipi speciali che scrivevano o avevano scritto qualche libro sul jazz. Naturalmente mi sono accorto che adesso la situazione è molto cambiata, tanto è vero che faccio questa segnalazione da considerare come una scelta, forse un po' arbitraria, di alcune delle opere recenti più interessanti, essendo impensabili delle vere recensioni senza recare torto ad altri autori.

I libri specifici, infatti, sono diventati un'alluvione. C'è chi ne scrive due alla volta. Sull'argomento mi riservo naturalmente di ritornare quanto prima. Comincio dal più fresco di stampa, il più bello e il più indispensabile e atteso, appena presentato nella Sala Petrassi dell'Auditorium della Musica di Roma: si tratta de "Il Jazz in Italia vol. 2" di Adriano Mazzoletti per le edizioni di Torino (EdT). Quest'opera ponderosa, stupenda, frutto di anni di ricerche minuziose e accurate, ha una storia. Inizia ufficialmente nel 1982 con un agile libro omonimo per le edizioni Laterza di Bari. Ma poi l'impegno di Mazzoletti si dilata e diventa enorme (non si dimentichi che ha curato e cura tuttora anche una collana discografica intitolata "Jazz in Italy" con la valida collaborazione della moglie Annamaria Pivato).

Nel 2004 esce per EdT "Il Jazz in Italia dalle origini alle grandi orchestre" di ben altro spessore, che fra gli innumerevoli meriti ha quello di retrodatare la nascita del jazz italiano, prima considerato in ritardo rispetto ad altri Paesi europei. Ma ora ecco il capolavoro: "Il Jazz in Italia volume secondo" in due tomi di complessive 1640 pagine dedicate al periodo dallo swing agli anni sessanta. Ce ne saranno altri? Mazzoletti non è mai stato tenero con la modernità e l'avanguardia, quindi lascio l'interrogativo in sospeso di proposito. Aggiungo però che il lavoro dello studioso genovese già basta e avanza, oltretutto, per riscattare in parte altri esperti italiani di lungo corso che a suo tempo snobbarono per esterofilia il jazz nazionale al punto di danneggiarlo. Andiamo a qualche altra segnalazione. Non si perda il quarto libro di Stefano Zenni per Stampa Alternativa, "I Segreti del Jazz", con allegato un cd che contiene 110 splendidi brani di jazz in formato mp3: nessuno potrà dire di conoscere come si deve la materia se non avrà letto queste pagine e ascoltato il relativo disco. Luca Cerchiari (è uno di quelli dei due libri alla volta) licenzia per Bompiani un robusto volume, "Intorno al Jazz" (pagg. 650), sostenendo che è l'opera della sua vita e bisogna credergli.

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Tags Correlati: Annamaria Pivato | Arrigo Polillo | Bompiani | Duke Ellington | Enrico Merlin | Gruppo Editoriale Il Saggiatore | Italia | Laterza (casa editrice) | Miles Davis | Musica | Rizzoli | Stampa Alternativa | Stefano Zenni | Veniero Rizzardi

 

Poi c'è "La Musica dei Neri Americani" di Eileen Southern, Il Saggiatore, che sfiora le 700 pagine e può insegnare parecchie cose anche agli addetti ai lavori. Questo editore milanese, che vanta molti meriti nei confronti della musica americana, ha in catalogo fra gli altri titoli sul jazz un libro abbastanza impressionante che ho già citato altrove, ma mi ripeto di proposito: è "Bitches Brew" di Enrico Merlin e Veniero Rizzardi, tutto dedicato al celebre capolavoro di Miles Davis. A chi non abbia familiarità con le segrete cose del jazz può sembrare assurdo un lavoro di 320 pagine riservato a un solo brano, quantunque fondamentale. Ma lo legga e vedrà che non è così. Termino, per ora, con l'editore Minimum Fax che ripropone l' "Autobiografia" di Miles Davis (con Quincy Troupe) tradotta in italiano da Rizzoli nel 1990, dopo aver nobilitato il proprio carnet con "La Musica è la mia Signora", l'autobiografia di Duke Ellington.

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